La sanità a Ferrara: Api (Anaao): stanno per andare in pensione migliaia di medici, serve subito una svolta
Ferrara Pierluigi Api è consigliere nazionale e coordinatore provinciale dell’Anaao. Dottor Api, in Emilia Romagna manca il 40% dei medici negli organici dei pronto soccorso. Anche a Ferrara il settore dell’emergenza è uno di quelli che soffre di più: c’è carenza di specialisti e negli ultimi anni molti sono andati a lavorare altrove. L’Asl oggi cerca personale pagandolo anche mille euro a turno. «Siamo in emergenza da anni ma è un’emergenza che si poteva evitare, come il nostro sindacato ripete da tempo. La carenza non riguarda i medici laureati, ma gli specialisti. Purtroppo una gestione sbagliata dell’accesso alle specializzazioni, a livello centrale, ha creato un imbuto che ha depauperato le risorse, cioè il personale specializzato. Le soluzioni sono note, ad esempio aumentare i fondi per finanziare un maggior numero di borse di studio per specializzandi. Entro il 2024, questo dicono le ultime stime dell’Anaao, in Italia usciranno per pensionamento 40mila specialisti. Senza interventi mirati e tempestivi ci ritroveremo con meno anestesisti, medici di pronto soccorso, cardiologi, internisti, etc., che già oggi sono carenti». Uno dei problemi con cui si devono confrontare Asl, Sant’Anna e tante altre aziende sanitarie è la permanenza in servizio di chi è stato assunto: c’è chi si trasferisce o si licenzia dopo pochi mesi. «Oggi a molti medici viene proposta una pseudo-assunzione: un incarico per un anno, magari rinnovato, senza la certezza di poter accedere in tempi ragionevoli ad un contratto a tempo indeterminato. Il posto di lavoro precario è una delle grandi emergenze nazionali: è chiaro che se la prospettiva è sempre il breve termine lo specialista cercherà di spostarsi il prima possibile verso mete che garantiscono un’occupazione più stabile. Uno dei fattori che condiziona questa scelta è legato alle condizioni di lavoro: se, come avviene nella nostra provincia e anche altrove, molte unità operative sono sotto organico, i pensionati vengono sostituiti con difficoltà, il personale in servizio è chiamato a fornire 48-52 ore di lavoro settimanale invece di 38, le ferie si accumulano (fino a 120-160 giorni) con tutto quello che questo comporta sul versante familiare e delle relazioni sociali, allora si può essere tentati di rivolgersi al privato». Ferrara si è distinta in regione, e non solo, per aver fatto ricorso ai cosiddetti medici a gettone, specialisti messi a disposizione da cooperative per coprire i turni nei pronto soccorso degli ospedali. Si tratta di personale ben pagato che resta in azienda qualche ora, poi se ne va. Esiste un problema sicurezza per queste tipologie di reclutamento nel settore dell’emergenza sanitaria? «Queste società offrono specialisti, personale esperto, professionisti preparati. Sono colleghi che hanno deciso di rivolgersi al privato perché hanno trovato condizioni più aderenti alle loro esigenze. Per le aziende sanitarie questo significa una boccata d’ossigeno, ma anche maggiori costi e scarsa conoscenza della struttura (rapporto coi pazienti compreso) da parte del personale “in affitto”. La soluzione vera è stabilizzare i medici e creare buone condizioni di lavoro». l Gi.Ca. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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