L’amministratore delegato Luigi Cologni ci racconta la storia e le prospettive del gruppo
“La nostra storia comincia nel 1947 a Bergamo con la famiglia Confalonieri che produceva inchiostri da stampa, negli anni ’60 ci siamo specializzati nel settore delle carte decorative per i pannelli nobilitati dei mobili con attività di stampa e impregnazione. Ci siamo trasformati profondamente nei decenni, fino ad approdare più di recente ai nuovi supporti di stampa in PVC e in polipropilene. Oggi il 74% del nostro giro d’affari viene dall’export e il resto dall’Italia. Il 95% dei mobili che ci circondano sfrutta pannelli truciolari nobilitati con carte decorative, ma il mercato registra la presenza di grandi competitor (soprattutto tedeschi) ai quali opponiamo la nostra capacità di fornire al cliente soluzioni su misura e all’avanguardia”. Luigi Cologni, amministratore delegato di Neodecortech, è entrato nel gruppo nel 2005 e ha seguito dunque da vicino la managerializzazione della società rilevata dalla Finanziaria Valentini nel 2003.
“Noi operiamo – ci spiega – in una nicchia molto specifica: dai fornitori acquistiamo carta, inchiostri e resine, che trasformiamo in carta decorativa e vendiamo ai pannellatori che poi riforniscono i mobilieri. Con le nuove tecnologie disponibili abbiamo allargato la produzione anche ai laminati per i pavimenti, che coprono ormai più di un terzo del nostro giro d’affari. Per competere facciamo leva su flessibilità, velocità e capacità di innovazione (anche di processo) che ci stanno aprendo nuove opportunità di crescita e di marginalità. La stampa in PVC ci ha già portato dai mobili ai pavimenti, fino ai nuovi prodotti PPLF (Plastic Printed Laminated Film), che consentono di unire un film pvc stampato a un film pvc trasparente, e dai quali ci aspettiamo grandi soddisfazioni in termini di giro d’affari e di margini. Già dal prossimo anno ci attendiamo un grande sostegno ai ricavi da queste nuovi prodotti sui quali abbiamo puntato con l’integrazione di CorbettaFia”.
Nel lontano 2006, 16 anni dopo la fondazione delle Cartiere di Guarcino, avete investito ben 30 milioni di euro in un nuovo impianto di cogenerazione elettrica e termica (BEG) che avete affiancato alla cartiera. Come si è inserita questa operazione nel vostro business?
“BEG (Bio Energia Guarcino) fu una grande intuizione. Fu concepita per compensare il differenziale di costo dell’energia tra il mercato italiano e quello dei competitor tedeschi, oggi pari a circa il 35 per cento. Senza BEG la cartiera semplicemente non esisterebbe, perché i 5 milioni di costi in più che si registrerebbero la renderebbero insostenibile. Il suo ruolo industriale al servizio della cartiera è altrettanto importante, in quanto fornisce l’energia elettrica per i macchinari e calore e vapore fondamentali per asciugare le carte. La centrale di cogenerazione ci permette anche di vendere energia alla rete. Su un fatturato di 31 milioni, 20 milioni vengono da incentivi, 6 milioni dalla vendita di energia e 4,8 milioni sono venduti alla cartiera. E’ un fiore all’occhiello della nostra strategia di sostenibilità, un pilastro irrinunciabile del nostro modello di business”.
Nel primo semestre del 2018 avete accresciuto del 7,5% il giro d’affari portandolo a 67 milioni, l’utile netto adjusted è cresciuto del 63% a/a a circa 3,2 milioni di euro e avete anche tagliato il debito. E’ un percorso sostenibile anche nel medio termine? La recente fusione tra Fibria e Suzano, che rischia di alzare i prezzi della cellulosa, rappresenta un pericolo sul fronte dei costi?
“Stiamo registrando un 2018 brillante sul fronte della crescita, grazie anche ai nuovi prodotti e abbiamo raggiunto importanti livelli di marginalità. Ci sono però segnali di rallentamento che giungono dai mercati globali e che potrebbero bilanciare la crescita che ci attendiamo sul nuovo fronte dei prodotti collegati ai PVC stampati e ai PPLF. Pesano per noi i casi della Turchia e dell’Iran, ma sul fronte dei costi abbiamo già trasferito dei rincari che ci dovrebbero dare margine. In definitiva per l’anno in corso ci attendiamo un qualche rallentamento della crescita, mentre i margini dovrebbero centrare le stime delle ricerche effettuate su di noi. A fine giugno abbiamo compresso la posizione finanziaria netta a 53,l milioni di euro dai 60,6 milioni di un anno prima (patrimonio netto a 55,2 mln Ndr). Al netto della stagionalità, il percorso di consolidamento patrimoniale resta una priorità di Neodecortech, che lo confermerà nei prossimi anni. Anche per questo abbiamo deciso di adottare una certa disciplina nella politica dei dividendi”.
Vi siete quotati su AIM Italia nel 2017 raccogliendo 12,4 milioni di euro. E’ stato un processo difficile per voi? Cosa avete fatto con le risorse ottenute? “Quella è stata un’altra opportunità di crescita. Avevamo un modello organizzativo già da anni, ma lo abbiamo potenziato con decisione in occasione dell’IPO. Oggi abbiamo una governance che ritengo molto solida, con ben 3 consiglieri indipendenti che sorvegliano con attenzione la gestione e generano una dialettica salutare per l’azienda. Abbiamo istituito anche un comitato di controllo rischi e adottato un codice di autodisciplina. Siamo “ipercertificati” e da ben 3 anni pubblichiamo un bilancio di sostenibilità che conferma un modello economico aperto a tutti gli stakeholder. Anche questo fa parte del nostro meccanismo di creazione di valore”.
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