Spesso si trovano delle simboli o dei numeri che ‘definiscono’ la plastica: vanno da 1 a 7 e sono accompagnati da sigle. Si trovano principalmente sulle bottiglie, ma anche su confezioni per alimenti e i piatti usa e getta. Indicano caratteristiche precise: come leggerezza e flessibilità.
01 Pet: “polietilene tereftalato”. Dà vita a una plastica leggera e flessibile che viene impiegata – di solito – nelle bottiglie, nelle vaschette (anche usa e getta) o nei blister.
02 Hdpe: “polietilene ad alta densità” che forma materiali plastici rigidi. In questo caso, vengono realizzati bottiglie, tappi in plastica e contenitori per alimenti (come per esempio yogurt), per detergenti e per cosmetici.
03 Pvc: indica il “cloruro di polivinile” e ne derivano gli imballaggi alimentari e alcune bottiglie di olio da cucina. Il Pvc è molto usato anche in altri settori, soprattutto in quello dell’industria delle costruzioni.
4 Ldpe: “polietilene a bassa densità” principalmente usato nella realizzazione di sacchetti e buste.
05 Pp: polipropilene, che dà agli oggetti le caratteristiche di rigidità e resistenza. Come gli articoli casalinghi e i giocattoli, ma anche in molti imballaggi come barattoli e flaconi.
06 Ps: polistirene (o polistirolo) che forma il materiale leggero che di solito è usato negli imballaggi o che è impiegato per la realizzazione, per esempio, dei comuni bicchieri o piatti di plastica monouso.
07 Altro: con questo numero rientrano anche i prodotti realizzati con la combinazione di più elementi, come per esempio una vaschetta che abbia uno strato esterno di un materiale e uno interno di un altro.
Partiamo dal principio che gli imballaggi e in generale la plastica non sono da demonizzare. Bisogna avere coscienza dei proprio impatto ambientale che nasce anche da un piccolo o singolo atto: la plastica non va abbandonata nell’ambiente, ma conferita e differenziata correttamente. Avvenuto ciò dobbiamo apprezzarne l’utilità.
In Italia oltre l’80% degli imballaggi in plastica immessi al consumo è recuperato: metà per produrre nuova plastica, metà a recupero energetico.
Con la materia prima seconda (cioè la plastica ottenuta dal riciclo) si realizzano manufatti per l’edilizia (tubi, interruttori, canaline), arredamento (componenti per sedie e mobili), agricoltura (tubi per irrigazione, vasi), altri imballaggi (cassette e flaconi).
È nata IPPR una piattaforma per le aziende che producono e distribuiscono plastiche e prodotti riciclati anche in ottica acquisti verdi. Esiste un marchio ‘Plastica seconda vita’ primo marchio italiano ed europeo dedicato alla plastica riciclata.
Una ricerca dell’Università di Lipsia ha evidenziato che la plastica non raccolta e trattata in modo differenziato finisce nei fiumi e poi in mare. Il 90 % della plastica che inquina gli oceani del mondo si riversa da 10 fiumi, secondo una nuova ricerca. I 10 fiumi – otto dei quali in Asia –hanno riversato in oceano così tanta plastica a causa della cattiva gestione dei rifiuti.
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