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Le Borse europee proseguono l'ultima seduta della settimana in lieve rialzo (+0,31% il Dax, +0,09% il Ftse100, +0,04% il Cac40 e +,0,20% a 22.903 punti il Ftse Mib), in linea con i futures di Wall Street (+0,27% il Dow Jones e +0,30% l'S&P500). A giugno la produzione industriale dell'Eurozona è cresciuta dello 0,7% rispetto al mese precedente e del 2,4% anno su anno. Nonostante il segnale positivo, per gli esperti l'outlook della regione resta preoccupante. Infine, la lettura di maggio è stata rivista al +2,1% mese su mese e al +1,6% rispetto allo stesso periodo del 2021.
I dati industriali di giugno mostrano una crescita per il terzo mese consecutivo, con la produzione che ha toccato il massimo da dicembre 2017. Lo ha reso noto Eurostat, aggiungendo che il valore congiunturale ha battuto nettamente il consenso degli economisti che si aspettavano un dato invariato a livello mensile, ovvero pari a +0,2%. "A prima vista potrebbero sembrare risultati confortanti", ha affermato Bert Colijn, senior economist di Ing per l'Eurozona. Tuttavia, secondo l'esperto le prospettive per i produttori dell'Eurozona restano preoccupanti. Indebolito dall'inflazione galoppante, il potere d'acquisto dei consumatori si sta riducendo e ben presto anche la domanda di prodotti comincerà a risentirne. Come ha spiegato Colijin, a questo si aggiungono "i blocchi delle catene di approvvigionamento che non sono ancora stati risolti".
Per il capo economista italiano di Oxford Economics, Nicola Nobile, le notizie positive sono limitate ad alcuni settori. Nello specifico, i beni strumentali, sostenuti da una ripresa della produzione di automobili, hanno mostrato il recupero più forte, mentre altri settori ad alta intensità energetica, come quello farmaceutico, hanno subito l'impatto negativo del forte aumento dei costi dell'energia. Nonostante la crescita di giugno, l'esperto vede un futuro più cupo per l'Eurozona: "Si prevede che il rallentamento della domanda, gli alti prezzi dei fattori produttivi e l'incertezza sull'approvvigionamento energetico avranno un impatto negativo sull'attività". Secondo Oxford Economics la produzione industriale dell'Eurozona si contrarrà nella seconda metà dell'anno, nonostante alcuni segnali di allentamento delle strozzature dell'offerta.
Al ribasso le materie prime. Il petrolio perde circa l'1,5% su entrambi i listini principali, con il Wti americano che tratta intorno ai 93 dollari al barile e il Brent europeo che viaggia sui 98 dollari. L'oro scende dello 0,40% a 1.800 dollari l'oncia. Anche i futures del frumento perdono terreno (-1,36% a 799 dollari per ogni unità contrattuale da 5mila staia), dopo i rialzi di giovedì 11 agosto causati dalla pubblicazione di dati scoraggianti sulla produzione di grano. Infine, al Ttf il gas europeo perde il 2,17% a 203,6 euro al megawattora. Sul valutario, l'euro perde terreno contro il biglietto verde e viene scambiato a 1,028 dollari. Lo spread Btp/Bund continua la seduta al ribasso a 205 punti base, con il rendimento del Btp decennale appena sopra il 3% al 3,04%. (riproduzione riservata)
Il Ftse Mib manca per pochissimo quota 23.000 punti e chiude le contrattazioni di venerdì 12 agosto in rialzo dello 0,5% a 22.971, in una giornata positiva anche per le altre principali piazze occidentali, con il Nasdaq in ascesa dell'1,5% a un'ora dalla chiusura. A trainare il principale listino milanese ci sono stati in particolare i movimenti al rialzo di due titoli: Tim (+6%) e...;
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